Alcune settimane fa ho avuto occasione di partecipare ad un interessante congresso in Maastricht, l’argomento era uno di quelli complicatissimi ed entusiasmanti di cui tornerò a parlarvi più avanti (visto che è molto vicino al tema dell’arresto cardiaco), ma la cosa curiosa è che gli organizzatori hanno avuto la bella idea di organizzare in un piccolo spazio espositivo un ricco museo di storia della medicina più intensiva.
Non ve la faccio troppo lunga, tra macchine per la circolazione extracorporea, macchine di anestesia ed elettrocardiografi, c’erano gli antenati di uno strumento a noi molto caro.
[ngg_images source=”galleries” container_ids=”7″ exclusions=”117″ display_type=”photocrati-nextgen_basic_slideshow” gallery_width=”600″ gallery_height=”400″ cycle_effect=”fade” cycle_interval=”4″ show_thumbnail_link=”0″ thumbnail_link_text=”[Show thumbnails]” slug=”Defibrillatori-storici” order_by=”sortorder” order_direction=”ASC” returns=”included” maximum_entity_count=”500″]Ebbene sì, stiamo ovviamente parlando di uno dei primi modelli di defibrillatore, ma solo i più attenti avranno notato una strana manovella che serviva a caricare il defibrillatore prima di poter erogare la scarica. Altro che semiautomatico, qui bisognava mettersi anche a generare l’energia necessaria!Già allora, come oggi, le poche istruzioni su come utilizzarlo non lasciavano dubbi!
PS: le Linee Guida potrebbero non essere aggiornate 😉