Ciclicamente sul web, nelle nostre mail o tramite le catene di messaggi WhatsApp viene diffuso un messaggio che invita, in caso di “attacco cardiaco”, a tossire vigorosamente in attesa dei soccorsi, perché in questo modo si riuscirebbe a rimanere coscienti fino al loro arrivo. Bene, si tratta di una bufala nata nel lontano 1999, che può rivelarsi pericolosa: vediamo perché.
Innanzitutto partiamo dal testo di questa bufala, che si può incontrare in diverse varianti:
Prendi 2 minuti e leggi questo, per favore. Mettiamo che siano le 8:15 P.M. e vai a casa (per esempio) dopo una giornata insolitamente dura al lavoro. Sei molto stanco, infastidito e frustrato. All’improvviso cominci a sentire un forte dolore che corre verso il braccio sinistro e fino alla mandibola e la parte superiore del ventre. Sei solo a circa cinque Km dall’ospedale più vicino a casa tua. Disgraziatamente non si sa se riuscirai ad arrivare così lontano. E anche se sei stato allenato al RCP (rianimazione cardio polmonare) il signore che ti ha insegnato il corso non ti ha spiegato come effettuarlo su te stesso. Come sopravvivere a un attacco di cuore quando sei solo? Visto che molte persone sono sole quando hanno un attacco di cuore, senza aiuto, la persona il cui cuore sta palpitando incorrettamente e che comincia a sentirsi debole, ha solo 10 secondi prima di perdere conoscenza. Comunque, la vittima può aiutare se stessa provocandosi la tosse in continuazione e con molta energia. Proprio così: si deve fare un respiro profondo e con i polmoni ben pieni, provocarsi una tosse profonda e prolungata, come quando si vuole sputare tirando dalla parte più profonda del petto. Un respiro e la tosse devono ripetersi ogni due secondi senza tregua fino al momento in cui arriva un aiuto o fino a che sentite che il cuore batte normalmente. I respiri profondi portano ossigeno ai polmoni e la tosse in tali condizioni crea movimenti che stringono il cuore e mantengono attiva la circolazione del sangue. La pressione esercitata dalla compressione della tosse, fa le veci di un massaggio al cuore ed inoltre aiuta a recuperare il suo normale ritmo. In questo modo, le vittime di attacchi cardiaci possono arrivare in tempo ad un ospedale. Dì a più persone che puoi quello che hai letto. Potresti salvargli la vita! Un cardiologo dice che se tutto il mondo riceve questo messaggio e gentilmente lo rimandi a 10 persone, può scommettere che salveremo almeno una vita. Invece di inviare barzellette, rinvia questo messaggio che può salvare la vita di una persona. Da: Dr. N. Silva (cardiologo)
La prima grossa confusione di questa bufala è quella tra “attacco cardiaco” e “arresto cardiaco”. Con “attacco cardiaco”, dall’inglese “heart attack”, si intende l’infarto miocardico acuto, ossia una situazione in cui il cuore soffre perché un’arteria coronaria (una delle arterie che portano il sangue per nutrire il cuore stesso) si è chiusa parzialmente o totalmente, e quindi il cuore riceve meno sangue (e meno ossigeno) del necessario. In questo caso il paziente, solitamente, prova un dolore che può avere le caratteristiche raccontate nella bufala (ma può essere anche diverso, ricordate che qualsiasi dolore dalla mandibola all’ombelico, sia al torace che alla schiena, braccia comprese, può essere di origine cardiaca), ma rimane assolutamente cosciente, per cui, come ben sa chi ha frequentato un nostro corso, non c’è alcuna necessità di iniziare le manovre di Rianimazione Cardio-Polmonare.
Ben diverso è il caso dell’arresto cardiaco, in cui il cuore del paziente ha smesso di battere, per cui il paziente perde coscienza, quasi sempre senza accorgersene. In questo caso bisogna intraprendere le manovre di Rianimazione Cardio-Polmonare da parte di qualcuno che si trova vicino alla vittima di arresto cardiaco. E’ bene ricordare che l’arresto cardiaco può essere causato da un infarto miocardico acuto, ma solo il 30% circa dei casi di infarto miocardico acuto si complica con un arresto cardiaco.
Tossire vigorosamente nel caso di un sospetto infarto miocardico acuto non solo è assolutamente inutile, ma rischia di essere pericoloso. Il motivo? Semplice: il cuore è un muscolo, e come tutti i muscoli quando soffre bisogna cercare di metterlo a riposo. Tossire vigorosamente è uno sforzo che richiede energia, quindi il nostro cuore (che è un po’ come il nostro motore) è chiamato ad un lavoro maggiore, ha bisogno di ancora più sangue (ed ossigeno) rispetto al normale, che però non può avere, perché l’arteria che dovrebbe fornirglielo è chiusa o ristretta. Risultato? Il cuore soffre ancora di più, rischiando di peggiorare la situazione.
Cosa fare quindi in caso di sospetto “attacco cardiaco”? Nel caso si provi un dolore di sospetta origine cardiaca, che dura per più di 5 minuti, bisogna interrompere qualsiasi attività si stesse eseguendo, restare calmi, mettersi in posizione semi-seduta (meglio se per terra come mostrano nell’immagine) e chiamare il Soccorso Sanitario componendo sul telefono 1-1-8 (o 1-1-2 nelle Regioni dove è attivo il Numero Unico dell’Emergenza), aspettando il loro arrivo. Ricordatevi di non andare mai da soli né farvi accompagnare da qualcuno in Pronto Soccorso. Perché? Per due motivi: il primo è che se l’infarto dovesse complicarsi con un arresto cardiaco voi perdereste coscienza, situazione molto pericolosa sia che vi troviate al volante di un’automobile sia seduti sul posto del passeggero (o anche dietro, la situazione non cambia), il secondo è che l’Ospedale nel quale decidete di dirigervi potrebbe non essere quello più idoneo alla vostra patologia in quel momento, mentre il Soccorso Sanitario effettua la diagnosi ovunque vi troviate e vi porta direttamente nell’Ospedale più idoneo a voi in quel momento.
Cosa fare in caso di “arresto cardiaco”? Nel caso siate voi i malcapitati, purtroppo l’unica speranza è che chi è vicino a voi conosca le manovre di Rianimazione Cardio-Polmonare da eseguire in attesa dei soccorsi. Se invece siete voi a vedere una persona che non è cosciente e non respira, l’unica cosa da fare è chiamare l’1-1-8 e mettere in atto le manovre di Rianimazione Cardio-Polmonare (proprio quelle che imparate nei nostri corsi: compressioni profonde e veloci al centro del torace, come vedete nella figura a fianco)! Ora capite perché ci piacerebbe che tutti conoscano le manovre salva-vita, vero?
Ultima domanda: chi si è inventato questa bufala? Purtroppo questo non è dato a sapersi. Negli anni questa storiella è stata attribuita a diversi enti (come il Rochester General Hospital) o professionisti, che hanno anche dovuto fare smentite ufficiali. Probabilmente l’inventore di questa storica fake news si è ispirato ad alcuni case-report, ripresi dalle Linee Guida Americane per la Rianimazione Cardio-Polmonare (In questo caso sono quelle del 2010 nella parte 12.13: Arresto Cardiaco durante le procedure di angioplastica coronarica), che hanno evidenziato come in alcuni pazienti sottoposti a procedure di cardiologia interventistica (e quindi in una Sala di Emodinamica o di Elettrofisiologia, monitorati costantemente con elettrocardiogramma e pressione), nel caso il medico vedesse comparire un’aritmia, poteva dire al paziente di tossire ritmicamente per ritardare la sua perdita di coscienza di alcuni secondi, mentre ci si attrezzava per risolvere l’aritmia (e si è visto che questa tecnica non funzionava neppure in tutti i pazienti, è solo un tentativo). Questa tecnica, chiamata “Cough-CPR”, come vedete può essere provata nel caso di pazienti monitorati, su istruzione del medico che vede comparire l’aritmia e che si sta attrezzando per risolverla, una situazione molto molto molto diversa da quella che viene raccontata nella famosa bufala.
In tutti questi anni diverse Società Scientifiche hanno più volte sottolineato come questa storiella sia una pericolosa, se volete approfondire fatevi un giro sulla pagine dedicate dell’American Heart Association, del UK Resuscitation Council e della British Heart Foundation.